“Revocare gli ultimi provvedimenti adottati sull’integrazione degli organici dei Nuclei Traduzione Piantonamento, in netta contraddizione con gli impegni assunti con le Organizzazioni sindacali, tenuto conto anche della convocazione del Tavolo regionale fissato per il prossimo 1 ottobre”. La richiesta, indirizzata al Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria in Sicilia Gianfranco De Gesu, è stata avanzata da Funzione Pubblica Cgil Sicilia, U.S.P.P. e C.N.P.P. Il riferimento è in particolare agli spostamenti imposti alle Direzioni di “Catania Bicocca” e “Catania Piazza Lanza” e alla vicenda su quanto accaduto per il NTP provinciale di Agrigento. “In tutti e tre i casi – afferma il coordinatore regionale del comparto della Fp Cgil Sicilia, Paolo Anzaldi – il Provveditore eccelle per la continua inversione delle proprie decisioni, anche in considerazione del suo impegno, assunto formalmente, di rinviare successivamente al 16 settembre la ripresa della discussione con il coinvolgimento di tutte le Organizzazioni del settore sicurezza. Il risultato è che abbiamo assistito ad intempestivi ed incomprensibili interpelli per l’integrazione del Nucleo Traduzione piantonamento provinciale di Catania, attingendo dai due Istituti etnei senza tener conto delle esigenze di servizio e di organico. Privo di logica e coerenza anche l’improvviso cambio di rotta avvenuto nel giro di due settimane in ordine all’integrazione del NTP provinciale di Agrigento. Il Provveditore infatti, dopo avere deciso l’atto, ha disposto il rinvio di ogni valutazione sino alla definizione dell’esito della sperimentazione che, come noto, al contrario, è già stata considerata conclusa. Le Organizzazioni sindacali hanno incessantemente chiesto interventi presso il Dipartimento al fine di valutare per la regione un’integrazione straordinaria, anche in considerazione che in Sicilia non è stato garantito un turn-over in occasione delle assegnazioni dei neo-Agenti, inviati tutti a beneficio degli Istituti del Nord Italia, nonostante i pensionamenti per malattia e raggiunti limiti di età. Inoltre abbiamo denunciato, senza soluzione di continuità, come il numero crescente di detenuti, in particolare extracomunitari affetti da problematiche psichiatriche, abbia esposto il personale degli Istituti a continue aggressioni, rischi di incolumità personale, intollerabili responsabilità, fenomeni di burnout. Le nostre richieste di intervento non hanno avuto alcun positivo riscontro al fine di tutelare il personale di Polizia Penitenziaria interessato. Si è venuto così a determinare un clima inaccettabile, che ha favorito separazioni sindacali contrarie all’interesse comune del personale di Polizia Penitenziaria, conflittualità financo tra Istituti che sono costretti a tutelarsi autonomamente per non implodere, cartelli di sigle che, lungi dal tutelare l’interesse collettivo e le reali esigenze di un Istituto, favoriscono “questioni personali e particolarismi”. Non si comprende come un’Amministrazione Penitenziaria regionale possa rimanere indifferente di fronte a questo disastro, senza avvertire il bisogno di confrontarsi con le rappresentanze di comparto per studiare e soprattutto adottare urgenti e definitive soluzioni – conclude Anzaldi – in merito al grave stato inerente la sicurezza negli Istituti penitenziari dell’Isola, particolarmente colpiti dal fenomeno”.