Dopo la notizia dell’impugnativa dell’Art.11 L.R. N.1 del 22 febbraio 2019 per il transito in utilizzo diretto dei lavoratori ASU, impiegati presso i siti e gli uffici dell’Assessorato Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, le Funzioni Pubbliche di Cgil, Cisl e Uil chiedono un incontro urgente al presidente Musumeci, in qualità di assessore (ad iterim) dei Beni Culturali, e all’assessore al Lavoro, Scavone, per capire come il Governo intenda intervenire in merito alla questione per risolvere, in tempi brevi, la vicenda.
Tramite una nota le tre Organizzazioni di categoria chiedono al governo se siano stati forniti al Dipartimento per gli Affari regionali della Presidenza del CdM tutti i relativi chiarimenti richiesti preliminarmente all’impugnativa, evidenziando come l’art.11 non faccia altro che disciplinare una forma di utilizzazione già in essere e non prevede assunzione, e dunque non entra in contrasto con l’art. 97 della Costituzione in materia di accesso ai pubblici uffici, contestati dall’organo di controllo. “Nonostante la notizia di impugnativa – affermano Gaetano Agliozzo e Alfonso Buscemi per la Cgil, Paolo Montera e Calogero Emanuele per la Cisl e Danilo Borrelli per la Uil – sia giunta ai lavoratori Asu, questi, ad oggi, hanno garantito la loro presenza con grande senso di sacrificio e responsabilità, non sottraendosi a coprire turni domenicali e festivi, e permettendo cosi a parecchi siti e strutture dei Beni Culturali, con evidenti difficoltà organizzative, di assicurare le aperture e la gestione della grande affluenza di pubblico di questo periodo festivo. Ma in assenza di immediate e risolutive risposte da parte del governo – aggiungono – sarà inevitabile dichiarare lo stato di agitazione dei lavoratori ASU interessati, che sicuramente porterà disagi e difficoltà a garantire le aperture di musei, siti archeologici, con possibili ricadute sulla stagione turistica in corso. Sono circa 300 i lavoratori ASU precari storici, in servizio presso musei, siti e strutture dei Beni Culturali siciliani – ricordano gli esponenti delle tre Organizzazioni – utilizzati fino ad oggi come preziosi “tappabuchi” per far fronte alle carenze di organico. Giova rammentare che questi lavoratori non hanno un contratto di lavoro, ed il loro utilizzo è illegittimamente permesso tramite protocolli d’intesa tra i centri per l’impiego e cooperative, utilizzo oppressivo di personale sotto pagato (circa €.590 al mese, da cui bisogna togliere spese di gestione delle cooperative e oneri assicurativi) e mal pagato (i pagamenti effettuati direttamente dalla Regione Siciliana avvengono spesso in ritardo di mesi). Per sanare la posizione di questi lavoratori ASU, e permettere il diretto utilizzo tramite il Dipartimento Beni Culturali eliminando così l’intermediazione fittizia delle cooperative, era stato chiesto da queste Organizzazioni – concludono Agliozzo, Buscemi, Montera, Emanuele e Borrelli – di intervenire attraverso la normativa vigente o altro provvedimento. Richiesta che ha trovato riscontro con l’istituzione e l’approvazione dell’Art.11 L.R. N.1/2019. Adesso è arrivata l’impugnativa della norma, che non solo pregiudica l’utilizzo dei lavoratori ASU presso i Beni Culturali, ma apre un precedente pericoloso, rendendo vane le norme, già apprezzate e sottoscritte da tutti i gruppi politici, contenute nel prossimo Collegato alla Finanziaria, per l’utilizzo diretto dei rimanenti lavoratori ancora in cooperative ed impiegati presso altre amministrazioni (Motorizzazioni, Genio Civile, Aziende Sanitarie ed Enti Locali), sia per tutti gli altri ASU dichiarati in esubero dai propri Enti Locali ed inseriti in apposito elenco come previsto dalla L.R.8/2017”.