L’articolo è di Roberta Lisi per Collettiva. Il reportage è curato da Alberto Castiglione.
Rispetto alla media degli scorsi cinque anni, ad ottobre a Palermo si è registrato un incremento di decessi del 26%. Lo sostiene l’ufficio statistico del Comune, confermando così non solo quanto corre la pandemia, ma anche la difficoltà delle strutture sanitarie a fronteggiarla.
“Sulla sanità pubblica non si è investito, al contrario ci sono state meno risorse, questo a danno innanzitutto della medicina del territorio.” Così Alfio Mannino, segretario generale della Cgil siciliana che aggiunge: “Oggi, in piena epidemia, le criticità stanno emergendo in tutta la loro drammaticità. Posti letto ma anche personale che manca. Non si può del resto pensare di colmare un vuoto di circa novemila addetti con i contratti a termine o a partita Iva. La risposta deve essere strutturale e strutturata. Si aggiunge il tema della necessaria integrazione socio-sanitaria con un piano di interventi coordinati. Oggi questo non c’è, in Sicilia i temi sono gestiti da due diversi assessorati e questo spiega le difficoltà e i conflitti continui, ad esempio per quanto riguarda le Rsa”.
Sono tanti i contagiati e i ricoverati, nella scorsa settimana i nuovi positivi registrati ammontano a 10.261 e oltre il 5% ha avuto necessità di ricovero ospedaliero sottoponendo le strutture ad una grandissima pressione.
E negli ospedali dell’isola si contano un infermiere o infermiera ogni 21 pazienti, la media dovrebbe essere di 1 a 8, e non si trovano nemmeno medici, tecnici e operatori sanitari. Assumere, si dirà, oggi è possibile grazie ai diversi decreti approvati nei mesi scorsi e alle risorse stanziate. Invece anche in questo caso si procede a riletto e in maniera incoerente. “Negli anni scorsi sono stati banditi e realizzati concorsi per reclutare infermieri e stilate graduatorie – dice Gaetano Agliozzo segretario generale della Fp regionale –, ma la Regione ha deciso di non attingervi e di reclutare il personale attraverso chiamate a tempo determinato, così il personale non ha diritti nemmeno la copertura Inail per gli infortuni”.
La medicina di territorio questa sconosciuta o quasi e il tracciamento non si riesce a fare. Non sarà un caso ci dice il dottor Mimmo Mirabile, opera nel dipartimento di prevenzione della Asp di Palermo, se siamo la seconda regione per malati in terapia intensiva 224 (abbiamo abbondantemente superato la soglia del 30% di occupazione di posti disponibili) e l’ultima per somministrazione di tamponi. Se ne fanno davvero troppi pochi anche se la situazione, negli ultimi giorni, sta lentamente migliorando”. Ma per esaminare i tamponi servono tecnici di laboratorio e biologi, davvero pochi quelli in forza al servizio sanitario regionale e allora si fa ricorso ai laboratori privati. Mentre, nei mesi estivi, la curva dei contagi era bassa il governo regionale poco ha fatto per reclutare personale e predisporre un piano per fronteggiare la seconda andata che si sapeva sarebbe arrivata. Ed è successo che il coronavirus è sbarcato trovando impreparato il sistema.
I posti letto dei reparti ordinari si riconvertono mano mano che quelli disponibili vengo occupati, ma il virus corre veloce. Il sistema fatica a stargli dietro e si arriva a situazioni come quelle del Civico di Palermo: prima di riconvertire un padiglione interamente per pazienti Covid ci sono state settimane di promiscuità tra reparti ordinari e quelli destinati ai positivi da coronavirus. Risultato, proprio lì si è sviluppato un focolaio con 20 positivi tra il personale, e un altro nel dipartimento di emergenza, al pronto soccorso che è stato chiuso e riconvertito in degenza Covid. E ora la preoccupazione è per chi, affetto da altre patologie, non riesce ad avere risposte dal presidio ospedaliero. Una delle possibilità sarebbe quella di seguire i positivi non gravi al proprio domicilio ma le Usca sono pochissime e non riescono a star dietro a tutte le richieste. Fuori dalle città capoluogo, poi, la situazione è ancora più grave. Molti piccoli ospedali di territorio sono stati completamente riconvertiti in centri Covid lasciando senza assistenza ordinari i cittadini e le cittadine, in una realtà quasi prima di trasporto pubblico locale e con una situazione infrastrutturale che rende difficile e lenta anche la mobilità privata.
Le emergenze nelle emergenze sono davvero tante, dai focolai scoppiati all’interno delle Rsa, il più grave alla Serena Orizzonti di Palermo con una settantina di positivi tra personale e ricoverati. Giovanni Cammuca, segretario generale della Fp del capoluogo siciliano e Michele Morello, responsabile Terzo settore dell’organizzazione sindacale, nei giorni scorsi, hanno scritto al prefetto e all’Asp chiedendo l’assunzione di nuovo personale: “La situazione dentro l’Istituto geriatrico sta degenerando, si pensi che per 74 pazienti distribuiti su 5 piani ci sono attualmente disponibili solo 3 infermieri che si stanno alternando con turni massacranti”. Anche a Catania i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno inviato una missiva al prefetto, all’Asp e all’Inps per sbloccare le visite mediche per l’accertamento dell’invalidità civile: “Nonostante l’assicurazione che si sarebbe proceduto con l’accertamento su base documentale, ad oggi non sono stati convocati per l’accertamento i malati che hanno fatto la domanda tra marzo e aprile – scrivono Giacomo Rota, Maurizio Attanasio ed Enza Meli -. Riteniamo non tollerabile l’assenza ormai continuativa da parecchi mesi, degli enti preposti ad assicurare i servizi e a prendere provvedimenti finalizzati a rendere meno pesante la condizione in cui queste persone sono costrette a vivere”.