“Il potenziamento dei servizi sociali, con la definizione dei livelli essenziali, deve essere direttamente collegato alla stabilizzazione degli operatori e al superamento della precarietà”. Fp Cgil Sicilia annuncia battaglia per evitare che Sindaci e Distretti Socio Sanitari continuino a stipulare contratti libero professionali, a partita IVA, con i professionisti Assistenti Sociali e/o altre figure. “Una sfida che contiamo di vincere e per la quale – affermano il Segretario Generale, Gaetano Agliozzo, e il Segretario regionale Massimo Raso – abbiamo riproposto, in Sicilia, la necessità di una alleanza forte tra Anci, Regione, Ordine degli assistenti sociali e Sindacato. Confidiamo nella responsabilità istituzionale dei primi cittadini, ai quali ci rivolgiamo, per provare tutti insieme, uniti, a cambiare una impostazione che spesso, come nel caso coraggiosamente denunciato ad Agrigento, trova applicazione per dissimulare un rapporto di lavoro di dipendenza, attraverso la quale si impone all’operatore una serie di vincoli ed oneri non propriamente connessi allo status di professionista. Si proceda allora per assumere e per irrobustire i servizi sociali professionali, ma lo si faccia sottolineano – Agliozzo e Raso – usando i contratti tipici e lavorando alla stabilizzazione di questi operatori. Obiettivo possibile pur nella consapevolezza che, purtroppo, dalle nostre parti povertà ed altre criticità non si esauriranno a brevissimo. Ma altrettanto convinti che esiste una strutturalità di finanziamento da parte di fondi extracomunali che potranno consentire la loro stabilizzazione. Noi ci crediamo – osservano ancora Agliozzo e Raso – tant’è che da mesi in Sicilia, come nel Paese, siamo stati impegnati a sostenere (insieme ad ANCI e all’Ordine degli Assistenti Sociali) l’avvio di questo nuovo percorso, pensando in primo luogo a quanti (assistenti sociali , psicologi, educatori, sociologi, mediatori, tecnici, lavoratrici e lavoratori amministrativi e altri operatori sociali) operano, al meglio, con contratti a tempo determinato, ma anche in altre forme di precariato e lavoro flessibile negli enti locali, nei consorzi, negli ambiti e nei distretti, finanziati anche, ma non solo, attraverso il cofinanziamento europeo del Pon inclusione e attraverso la quota servizi del Fondo povertà. Questa esigenza è stata recepita dall’ultima legge di bilancio, che ha messo in campo un incremento di risorse stabili, finalizzate anche e finalmente all’assunzione di assistenti sociali a tempo indeterminato, con un incentivo, tutt’altro che nascosto, alla reinternalizzazione dei servizi sociali. Ci stiamo battendo affinchè quegli obiettivi strategici possano valere anche in Sicilia – concludono Agliozzo e Raso – considerato che la norma, purtroppo, ha finito col finanziare solo le Regioni più virtuose rispetto al rapporto abitanti/assistenti sociali”.