Fp Cgil Sicilia interviene sulla stabilizzazione degli Asu, chiedendo che alle parole seguano in fretta i fatti. “All’indomani dell’impugnativa né il Governo, malgrado i tentativi, né le forze politiche che sono all’ARS e che hanno collegamenti con chi siede alla Camera, al Senato e nel Governo Nazionale – spiegano Gaetano Agliozzo, Segretario Generale, Massimo Raso, Segretario Regionale, e Salvatore Musolino, coordinatore Regionale Asu – sono riusciti a riaprire formalmente il dibattito su come superare le questioni alla base della impugnativa e proseguire con il percorso della stabilizzazione. Alla deputazione regionale, che ieri si sperticava nella autoreferenziale lode di sé stessa tralasciando quasi del tutto il contributo che il Sindacato ha dato nel Tavolo Tecnico e nelle audizioni parlamentari, e che tutto unito identificava come sia un “dovere morale” riconoscere la stabilizzazionem chiediamo solo questo: intervenga con immediatezza sulla Deputazione Nazionale affinché nella legge finanziaria inserisca un idoneo emendamento che autorizzi la Regione Siciliana a continuare il percorso di stabilizzazione con le stesse norme e procedure di cui alla Legge 178/2020, ovvero quali sovranumerari ed in deroga ai vincoli ed alle previsioni assunzionali degli Enti. Questo si aspettano i 4.337 lavoratori Asu (dall’approvazione dell’art. 36 sono diminuiti di 234 unità e altri se ne sarebbero aggiunti se non si fossero bloccate anche le norme sulla fuoriuscita dal bacino).
Sulla “integrazione oraria” – sottolineano Agliozzo, Raso e Musolino – noi l’abbiamo detto subito: è materia dei singoli Enti Utilizzatori e non ci serve una norma che interviene solo per alcuni mesi del 2021. Sicuramente occorrerebbe intervenire per adeguare l’ammontare dell’indennità parificandola almeno ai percettori del RdC, ma questa è materia di legislazione nazionale. Alla fine la soluzione trovata, quella del “bonus”, è l’unica percorribile, sempre ammesso che non faccia la fine di tutti i precedenti “bonus” legati alla vicenda COVID che ancora non si sono concretizzati nelle tasche di nessun lavoratore. Mentre tiriamo un sospiro di sollievo per il ristabilimento delle risorse ordinarie per consentire il pagamento del sussidio fino al 31 dicembre 2021, non possiamo che rimanere sbigottiti di fronte alla scissione evidente tra le parole e i fatti! La Regione avrebbe dovuto e potuto, quale Ente Utilizzatore di almeno 300 ASU, provvedere alla integrazione oraria, ma sono stati sacrificati in ragione di una integrazione oraria “per tutti” che ora è evaporata. Torniamo a chiedere che la Regione dia l’esempio e preveda quanto previsto dalle norme (piani di fuoriuscita dal precariato) ed un adeguato inquadramento orario per i Lavoratori dei Beni Culturali e negli altri Enti Collegati. Così come – concludono Agliozzo, Raso e Musolino – restiamo in attesa che ci sia il “via libera” al generale processo di stabilizzazione, e che non si blocchino le procedure possibili (con la vecchia normativa, mai impugnata) presso ASP e Comuni”.