“Rinnovo Subito”: è il grido che lunedì, 16 settembre, si leverà anche in Sicilia in occasione dello sciopero nazionale indetto dai sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e UilTucs contro il mancato rinnovo del contratto nazionale da parte di Uneba che associa le strutture del terzo settore socio-sanitario assistenziale educativo o che comunque applicano il Ccnl di riferimento. Nell’isola, dove la vertenza riguarda centinaia di lavoratori e lavoratrici, i riflettori si accenderanno su Catania, che è la sede regionale dell’Uneba: in concomitanza con le ore di sciopero, dalle ore 10 alle ore 13, si terrà un sit-in di protesta di fronte agli uffici di viale Libertà 106, a cui parteciperanno anche le delegazioni delle segreterie nazionali dei rispettivi sindacati, i quali bollano “l’incremento salariale offerto, pari a soli 50 euro lordi (circa 35 euro netti al mese per gli operatori sociosanitari e gli educatori), inammissibile e lesivo della dignità di chi svolge questa importante attività”. Dopo quasi 5 anni dalla scadenza dell’ultimo contratto e con una inflazione in forte crescita, le organizzazioni di categoria denunciano retribuzioni inadeguate e condizioni di lavoro insostenibili, aggravate dalla cronica carenza di personale. Si tratta di persone che garantiscono l’assistenza sanitaria nelle RSA, le residenze sanitarie assistenziali, e per disabili, le RSD. Lo sciopero è stato confermato anche dopo l’ultimo incontro con l’associazione datoriale del 12 settembre, sebbene Uneba – recita la nota congiunta dei sindacati – abbia palesato un sostanziale passo indietro sulle posizioni ritenute inaccettabili, un parziale dietrofront ascrivibile al percorso di mobilitazione avviato nei mesi scorsi. Al momento Uneba, dichiarando la volontà ad intraprendere un negoziato che accorci i tempi del rinnovo entro il mese di giugno 2025, si è resa disponibile a rinnovare ad incrementare le quantità economiche, superando, quindi, la precedente proposta a titolo di anticipo che ha portato alla rottura della trattativa. Verrebbe meno, da parte datoriale, anche la pregiudiziale – da sempre posta al tavolo – in merito alla necessità che il 50% del costo del rinnovo contrattuale fosse posto a carico delle istituzioni pubbliche. La battaglia si concluderà solo quando – conclude la nota dei sindacati – le lavoratrici e lavoratori di questo settore non avranno il giusto riconoscimento economico e normativo”. Della situazione, dichiarandosi Uneba coerente con i principi e i valori cristiani, sono state informate anche le autorità ecclesiastiche locali, chiamate a confrontarsi con le organizzazioni sindacali e con le lavoratrici e i lavoratori sulla situazione di stallo negoziale e sulle gravi ripercussioni sociali ed economiche dettate dal mancato rinnovo contrattuale.