Costano 289 milioni di euro e interessano 32 mila pazienti siciliani: sono i numeri che riguardano i cosiddetti “viaggi della speranza”, che confermano un saldo negativo legato alla migrazione sanitaria. “E’ uno scenario certamente drammatico ma non isolato” – rileva Fp Cgil Sicilia, che punta la lente di ingrandimento anche sui dati dell’ultima analisi della “Fondazione GIMBE”, presentata al Forum Mediterraneo Sanità. La foto scattata rivela grandi differenze dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie tra le regioni italiane. Solo 6 regioni, tra cui la Puglia, unica nel Sud, offrono informazioni complete e accessibili sui tempi di attesa tramite i loro portali web. “I tempi di attesa rappresentano una delle criticità più evidenti del nostro Servizio Sanitario Nazionale – afferma il Segretario Generale, Gaetano Agliozzo – e sono proprio tempi di attesa, ormai enormi e insostenibili nella nostra regione, a costringere i siciliani a curarsi al Nord , oltre al fatto che molti rinunciano per mancanza di risorse economiche e per le difficoltà legate al reperimento delle informazioni utili per le prenotazioni. Il recente Decreto Legge “Liste di attesa” è vero che ha previsto la creazione di una piattaforma nazionale per migliorare il monitoraggio, ma la sua efficacia dipenderà dalla trasparenza delle piattaforme regionali, che al momento resta insufficiente in molte aree. L’assenza di una rendicontazione pubblica completa, nonostante la gravità del problema, come riportato nell’analisi della Fondazione GIMBE – aggiunge Agliozzo – aggrava i disagi dei pazienti, peggiora gli esiti di salute e fa lievitare la spesa sanitaria privata. È necessario garantire ai cittadini un accesso chiaro e semplice ai dati sanitari per consentire scelte consapevoli e un migliore accesso alle cure”. E proprio sull’abbattimento delle liste d’attesa – precisa la Segretaria Regionale Monica Genovese – nell’incontro con l’Assessorato Regionale della Salute del 5 settembre scorso, abbiamo chiesto un approfondimento per avere chiarezza sui dati e sulle misure che l’Assessorato in questione intende mettere in campo per dare risposte ai bisogni di salute della collettività. I dati – concludono Agliozzo e Genovese – sono impietosi e chiamano alla responsabilità il Governo Regionale. Questi dati, insieme a quelli sulla esigibilità dei LEA, confermano una vera e propria frattura tra Nord e Sud, destinata inevitabilmente ad aumentare con l’autonomia differenziata”.