“La protesta di un’intera categoria di lavoratori, per una legge regionale inapplicata da circa 12 anni, sta rischiando di paralizzare buona parte del settore Beni culturali in Sicilia, con grave danno per i cittadini e per l’immagine della Regione”. Lo denunciano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. “È in corso, infatti, – spiegano – lo stato di agitazione del personale assunto con la legge 24 del 2007, i cosiddetti “catalogatori”, i quali, da anni oltre ai propri compiti, svolgono molte altre mansioni nell’amministrazione regionale (vincolistica, sanatorie, pareri e, persino, ricevimento al pubblico). Assunti con contratto a tempo indeterminato alla Sas, secondo la legge del 2007 dovrebbero ora essere immessi in ruolo presso il Dipartimento per i Beni culturali della Regione siciliana. Ma la norma è rimasta inapplicata. L’appello che sindacati e lavoratori rivolgono al presidente della Regione, Nello Musumeci – sottolineano le Organizzazioni sindacali di categoria – è quello di proseguire sulla via tracciata dall’assessore Sebastiano Tusa. Tusa, scomparso in un incidente aereo in Africa, aveva prodotto una relazione tecnica – affermano i segretari generali regionali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, Gaetano Agliozzo, Paolo Montera ed Enzo Tango – con cui illustrava il percorso per trasferire il personale catalogatore ex l.r. 24/2007 dalla Sas alla Regione, considerato che le procedure concorsuali sono già state assolte nel lontano 2002. La relazione, tra l’altro, dimostra che questo passaggio non comporterebbe alcun aggravio di spesa per le casse regionali ma produrrebbe invece un risparmio di ben un milione e 300 mila euro annui. La nostra richiesta di incontrare il governo regionale per discutere della vertenza dei catalogatori è rimasta più volte inascoltata – proseguono i sindacalisti – e il risultato è che il malcontento dei lavoratori è esploso e si sta manifestando in questo stato di agitazione. Con i catalogatori che si limitano, per protesta, a svolgere esclusivamente le mansioni indicare nel contratto di servizio, molti uffici dei Beni culturali sono adesso in sofferenza. Ci aspettiamo quindi – concludono Agliozzo, Montera e Tango – che, dopo tre richieste di convocazione inascoltate, il governo ci incontri al più presto per definire nel più breve tempo possibile un percorso che porti finalmente, dopo 12 anni, ad una soluzione definitiva per questi lavoratori. Se così non fosse, saremo costretti a procedere con ulteriori forme di protesta, che porterebbero al blocco certo del settore”.