“Dopo il giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione Siciliana per l’esercizio 2018 materializzatosi con un sonoro “schiaffo” dei giudici sulla tenuta dei conti, non possiamo che esprimere massima preoccupazione e non vorremmo che a pagare il salato prezzo debbano essere le fasce più deboli della popolazione, aggravando la loro già difficile situazione”. Così Gaetano Agliozzo e Massimo Raso della Fp Cgil Sicilia, Paolo Montera e Calogero Emanuele della Cisl Fp Sicilia e Danilo Borrelli della UilTemp Sicilia in un lettera, in cui si fa particolare riferimento al futuro degli Asu, indirizzata all’Assessore al ramo, Antonio Scavone, e ai Presidenti delle Commissioni Legislative di competenza, Riccardo Savona e Luca Sammartino. Gli Asu, da troppo tempo senza contratto, senza contributi e con un sussidio di 592,97 euro mensili, guardano ora con ansia e disperazione alla fine dell’anno, avendo bisogno, ancora una volta, di una proroga che serva a programmare la loro definitiva stabilizzazione. “Auspichiamo che governo regionale e Ars – aggiungono i sindacalisti – mantengano gli impegni assunti con le Organizzazioni sindacali definendo la prosecuzione delle attività per il triennio 2020/2022, tempo entro il quale dovrà avvenire la stabilizzazione di questi lavoratori. Occorrerebbe, a nostro avviso, rivedere la norma (comma 2 dell’art. 15 della L.R. 17/2019), che ha inteso accogliere una parte della nostra sollecitazione volta al superamento del sistema degli ASU in utilizzo presso cooperative, associazioni e parrocchie. Aver precluso dalla norma la possibilità di scelta degli Enti Regionali, limita le possibilità di ricollocazione e di fatto discrimina il personale che da decenni lavora in convenzione in Enti Regionali. Solo per citarne alcuni Genio Civile di Caltanissetta o Parco Fluviale dell’Alcantara, per non parlare poi dei 319 lavorator impiegati nei BB.CC. su cui pende la decisione della consulta che potrebbe di fatto, in caso di risposta negativa, lasciarli orfani di un ente. Non è possibile che per evitare una spesa davvero risibile (legata solo al costo dell’Assicurazione RCT e la copertura INAIL per i lavoratori interessati, l’importo stimato era di soli 170mila euro) si intendono privare settori strategici dell’amministrazione regionale di personale ampiamente formato, la cui assenza metterebbe a rischio i servizi offerti e la cui sostituzione di certo sarebbe assai più gravosa e onerosa. E ci preme ritornare ancora sulla vicenda dei rimborsi 730, una lotteria che ha premiato solo alcuni, mentre per altri la risposta è stata “non ci sono più soldi, se ne parla il prossimo anno”: non è possibile, non è giustificabile, si trovi immediatamente una soluzione per pagare tutti gli aventi diritto. La spesa regionale va cambiata: vanno qualificate le entrate e vanno eliminati gli sprechi, ma occorre farlo senza “macelleria sociale” e per far compiere un passo in avanti all’economia complessiva della Regione. Attendiamo fiduciosi un intervento delle Istituzioni Politiche della Regione – concludono Agliozzo, Raso, Montera, Emanuele e Borrelli – affinché si restituisca un minimo di serenità a questi lavoratori ed alle loro famiglie”.