“Attivazione di un urgente Tavolo di lavoro attorno alla vicenda Ipab”. Fp Cgil Sicilia torna a sollecitare l’intervento della Regione per la definizione della delicata questione. E lo fa dopo l’ennesimo, accorato, appello dei lavoratori della struttura di “Villa Betania” di Agrigento che si somma ad analoghi e disperati prese di posizione dei loro colleghi di tutta la Sicilia. “Noi ci sentiamo, ancora una volta, di raccogliere e fare nostro questo grido di dolore – affermano il segretario generale, Gaetano Agliozzo, e il segretario regionale, Massimo Raso – e di tradurlo in azione sindacale per richiamare l’attenzione delle competenti Istituzioni Politiche. Ci rivolgiamo al Governatore Musumeci, all’Assessore regionale Scavone, ai Capigruppo parlamentari dell’Ars e al Presidente dell’Anci Sicilia – sottolineano – affinché si prenda coscienza della drammaticità della situazione e si arrivi finalmente ad un epilogo positivo della vertenza. La “via maestra” per la risoluzione del problema è l’approvazione di una Legge Regionale che affronti organicamente l’insieme delle questioni e trasformi le IPAB in aziende pubbliche di servizi alla persona. Ma sul destino di questi disegni di legge (presentati dagli On.li Di Mauro e Foti) non si hanno più notizie. Fino all’atteso riordino degli IPAB, i lavoratori non possono rimanere ad attendere abbandonati a loro stessi. Non è tollerabile ciò che si registra sul fronte dei pagamenti degli stipendi al personale: nelle situazioni più critiche si sono accumulati ritardi che vanno dai 30 ai 40 mesi. Si calcola che sia non meno di 80 milioni il credito complessivamente vantato dai lavoratori nei confronti dei vari IPAB siciliani. Ed insieme agli stipendi ci sono i contributi non versati: chi dovrà farsi carico di tutto questo? A chi dobbiamo attribuire la responsabilità? In cosa è consistito, in questi anni, il ruolo di controllo della Regione? Consigli di Amministrazione e Commissari davvero pensano di poterla fare franca? E quale ruolo hanno svolto le autorità di vigilanza (Ispettorati Provinciali del Lavoro, Uffici Ispettivi dell’INPS ecc.) E la Magistratura? I lavoratori sono davvero stanchi! Noi siamo per guardare avanti, per fare le cose che è possibile fare, abbiamo avuto modo di dire che alcune cose è possibile farle subito, anche in assenza della Legge, su cui vorremmo vedere l’impegno diretto di Governo e Parlamento siciliano. Ad esempio: cosa impedisce per gli Enti dichiarati estinti da Decreti del Presidente della Regione, di dare seguito a quanto previsto dal comma 2 dell’articolo 34 della legge regionale 22/1986? Ci sono Comuni che hanno chiesto formalmente l’applicazione della norma e non hanno avuto risposta. La norma prevede, nel caso di estinzione di un I.P.A.B. che il Comune, dove essa insiste, assorbe sia il personale dipendente che i beni. Certo, in alcuni casi, la pesantezza del gravame debitorio induce i Comuni a resistere, ma occorre affrontare il problema per quello che è – evidenziano Agliozzo e Raso – e trovare una via di uscita e non, come avviene, abbandonare i lavoratori al loro destino o costringerli a ricorrere al giudice per vedere riconosciuto il proprio diritto alla immissione in ruolo nei ranghi delle amministrazioni comunali. Ci sono troppe realtà dove, vista la situazione di difficoltà economico-finanziaria degli II.PP.A.B., questo si tramuta, di fatto, in una inattività dell’IPAB stessa che finisce con il tenere “prigionieri” i lavoratori nella loro condizione costringendoli, nel paradosso, di dover rimanere “agganciati” per anni nella speranza di una soluzione che non arriva mai: senza stipendi e senza ammortizzatori sociali che non sono previsti per le pubbliche amministrazioni. La Regione non può assistere impotente a questo sfacelo – concludono Agliozzo e Raso – e noi non possiamo solo indicare ai lavoratori la via dell’azione legale, che è lunga e dispendiosa. Occorre trovare, ed in fretta, una soluzione politica che ridia speranza e certezza a questi lavoratori e che renda le II.PP.AA.BB. delle moderne Aziende pubbliche di servizi alla persona, inserite organicamente nelle politiche sanitarie e di welfare regionali. Noi non intendiamo attendere oltre. In assenza di risposte serie, celeri e convincenti, nelle prossime settimane inizieremo un percorso di iniziative sindacali per denunciare la drammaticità della situazione e la richiesta di risposte”.