“Giustizia, dignità ed equità. Principi che vanno garantiti a coloro i quali, da diversi decenni, continuano ad esercitare il prezioso contributo professionale e umano nel sistema carcerario siciliano in condizioni ambientali non facili”. Fp Cgil, in una nota indirizzata all’Assessore regionale alla Salute Ruggero Razza e al Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Cinzia Calandrino, evidenzia l’incresciosa condizione nella quale si trovano, ormai da parecchi anni, gli addetti della dirigenza e del comparto sanitario, impegnati a prestare la loro attività negli istituti di detenzione dell’Isola. “Se da un lato i ritardi hanno penalizzato oltre misura i professionisti sanitari di tutte le discipline, in servizio negli ambulatori delle case circondariali – afferma il Segretario Generale, Gaetano Agliozzo – dall’altro l’evoluzione normativa, non ultima la L.75/2017, stante la situazione emergenziale dettata dalla pandemia in atto, permetterebbe di rivedere alcune posizioni e pronunciamenti del Governo Nazionale. È bene fugare anche ogni dubbio circa le risorse da impiegare, già in gran parte storicizzate, e che comunque, essendo un servizio istituzionalizzato, non deve essere soggetto ai conti del vivandiere. Ed è inaccettabile e anacronistico mantenere l’indirizzo tracciato delle recenti bocciature in finanziaria – aggiunge Agliozzo – lasciando lo status precariale per tanti operatori sanitari in applicazione della L. 9 ottobre 1970 proprio perché in contrasto con la L. 75/2017 (Riforma Madia) il cui spirito è quello di chiudere la lunga e penosa parentesi del precariato, dei contratti atipici con la valorizzazione delle professionalità acquisite e forgiate nel tempo e di altri strumenti esplicativi come la circolare 3/2017 del Ministero della Pubblica Amministrazione. Inoltre possono essere utilizzate le risorse ordinarie previste per il fabbisogno delle assunzioni, triennio 2018/20 di recente prorogato al 2021. Nello specifico, il paragrafo 3.2.9 della citata circolare 3/2017 “Rapporti svolti con Enti Riorganizzati”. Infatti il personale della Medicina Penitenziaria, assunto secondo quanto previsto dalla L. 9 ottobre 1970, può rientrare nei parametri delle norme in questione volte alla stabilizzazione. Alla luce di quanto esposto – conclude Agliozzo – bisogna insistere ed investire sulla equiparazione delle attività svolte in regime di parcellista nelle case circondariali a quella dei precari storici degli Enti Pubblici e della Sanità. Ciò costituirebbe un primo atto moralmente risarcitorio nei confronti di donne e uomini che mettono la loro professionalità a disposizione di un “prossimo” molto particolare e poco “prossimo” a questa società, ricevendo in cambio lavoro precario con retribuzione a cottimo”.