“Si avvii nelle Commissioni competenti e in Aula un ragionamento compiuto che abbia al centro la fine della lunga agonia dei lavoratori Asu e l’inizio di un percorso che punti alla riduzione del “bacino” (agevolandone la fuoriuscita), attui il definitivo “sganciamento” dalle cooperative (attraverso l’utilizzazione diretta) e, in particolare, indirizzi l’iter verso la loro definitiva stabilizzazione”. Le Segreterie regionali delle Funzioni Pubbliche di Cgil, Cisl e Uil tornano a sollecitare un incontro urgente all’Assessore alla Famiglia e alle Politiche Sociali e del Lavoro, Antonio Scavone, e al Presidente della V Commissione Legislativa dell’Ars, Luca Sammartino. “Sarebbe opportuno e non più procrastinabile dare serenità e solida prospettiva occupazionale a questi lavoratori – chiariscono le tre sigle sindacali nella nota, inviata per conoscenza anche ai gruppi parlamentari – soprattutto in quelle condizioni dove questo è particolarmente urgente, ovvero dove le croniche carenze di organico hanno finito con l’assegnare a questo personale un ruolo determinante nel mantenere in piedi i servizi, a cominciare dai Beni Culturali. Il variegato mondo del precariato siciliano resta un “bacino” che sembra non prosciugarsi mai e di cui sarebbe ora avere una contezza piena, definita ed aggiornata – puntualizzano i Segretari Generali di Fp Cgil, Gaetano Agliozzo, di Cisl Fp, Paolo Montera, e UilTemp, Danilo Borrelli – a questo mondo appartengono gli ASU. Si tratta di lavoratrici e lavoratori che da 23 anni (sic!) assicurano l’apertura dei musei e dei parchi archeologici, che prestano servizio nelle Asp e nei Comuni per meno di 600 euro mensili a fronte di 20 ore settimanali. Parliamo di 4.708 lavoratori. Alcuni di loro sono già stati “stabilizzati” nei Comuni e nella ASP dove lavorano, molti altri, per farlo, hanno atteso una norma che prevedesse (com’è avvenuto per i “contrattisti”) la cosiddetta “storicizzazione” delle risorse al 2038 delle risorse. Per questa ragione vogliamo tornare a richiamare l’attenzione delle Istituzioni della Regione affinché si adoperino con sollecitudine in modo da fornire risposte adeguate e concrete alle legittime rivendicazioni di cui ci facciamo, anche oggi, carico con grande senso di responsabilità. La recente pronuncia della Corte Costituzionale, nel settore dei Beni Culturali, rispetto alla utilizzazione diretta dei lavoratori – concludono Agliozzo, Montera e Borrelli – deve aprire altri spazi nella direzione della stabilizzazione. Nessuno può pensare che possa continuare all’infinito un impiego precario di questi lavoratori. Occorre dare loro stabilità occupazionale ed un reddito adeguato. Per discutere dettagliatamente delle questioni sollevate, restiamo in attesa della convocazione”.