“Una brutta pagina istituzionale. Proprio così. Ecco perché vorremmo informare il Presidente Musumeci che anche in Sicilia si applica la Carta Costituzionale a tutela della libertà dei cittadini di associarsi liberamente e che esistono norme a garanzia del potere di rappresentanza delle organizzazioni sindacali, oltre a tratteggiare un principio universale di correttezza dei rapporti tra gli individui”. Fp Cgil, Uil Fpl e Sadirs puntano l’indice dritto contro il Governatore, chiedendone anche le dimissioni, reo di non avere voluto ricevere i rappresentati sindacali ma soltanto i dipendenti. La questione riguarda la vertenza dei lavoratori dell’Istituto Incremento Ippico di Catania, i quali lottano per difendere il proprio posto di lavoro che rischiano di perderlo definitivamente a causa di una norma inapplicabile, non utile per il rilancio dell’Istituto. “Addirittura deleteria e pericolosa – affermano le tre Sigle sindacali – con 7 dipendenti, già in disponibilità, destinati, in assenza di soluzioni, a ritrovarsi senza occupazione. Di fronte a questo drammatico scenario e dopo tre giorni di protesta, da noi promossa, e poi sospesa a seguito della comunicazione del presidente Musumeci, attraverso il personale della Digos, della convocazione di una delegazione, accade un fatto triste e gravissimo. Il giorno dell’incontro è arrivato, ma i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali sono stati lasciati fuori per espressa volontà di Musumeci, in netta violazione dei valori della democrazia e del rispetto delle norme e della Costituzione. Anche i siciliani hanno il diritto di esigere diritti, di promuovere legittime e democratiche rivendicazioni di natura sindacale. Davvero una brutta pagina quella che ha visto protagonista il Presidente, aggravata dal fatto che 7 persone sono disperate. Sette, non 8, perché nel frattempo uno di loro, Luigi, ci ha lasciati, portato via da una brutta malattia, e chissà cosa aveva nel cuore, negli ultimi giorni della sua vita, pensando alla perdita del suo posto di lavoro. I dipendenti dell’Istituto sono stati posti in disponibilità, con sospensione del rapporto di lavoro e con unica garanzia dell’80% dello stipendio per 24 mesi. Per realizzare tutto questo si è agito senza rispettare alcuna delle procedure previste dalla norma. Non è stata, infatti, fornita alcuna informativa e comunicazione preventiva alle Organizzazioni sindacali e non è stato posto in essere alcun tentativo concreto di mettere in atto forme di mobilità verso altri enti. Infine si è proceduto nella scelta dei soggetti da porre in mobilità, attraverso l’adozione di criteri discrezionali, non trasparenti e attuando un illegittimo demansionamento del personale rimasto in carico. Di questo volevamo parlare con il Presidente della Regione, di questo e della necessità di cercare insieme un rimedio, ma lui non parla con i rappresentanti sindacali, cattive persone si sa, lui ama circondarsi di belle persone, quelle che in questi anni, insieme, hanno fatto diventare “bellissima la nostra isola”, basta guardarsi intorno e vedere le nostre città arredate da montagne di sacchetti colorati, che fanno da corollario ai nostri straordinari monumenti. Volevamo anche dire al caro Presidente, che l’Assessore all’Agricoltura, il 13 luglio, – sottolineano Fp Cgil, Uil Fp e Sadirs – aveva assunto un impegno con le Organizzazioni sindacali per evitare l’esito della messa in disponibilità. Ma l’impegno è venuto meno nell’arco di due giorni. Mentre Musumeci, insieme al Presidente del CDA dell’Istituto Principessa Caterina Maria Teresa Grimaldi di Nixima, avvalendosi di investimenti plurimilionari sulla tenuta di Ambelia, struttura periferica dell’Istituto, situata guarda caso nel suo territorio natio, propaganda ai quattro venti le ragioni del rilancio della struttura, non ci sembra giusto che 8 dipendenti siano privati del loro posto di lavoro. Certo noi non possiamo neanche lontanamente immaginare il fastidio che arrecano ad una Principessa di alto lignaggio tutti quei rozzi dipendenti che vanno al lavoro per guadagnarsi lo stipendio, che lo difendono attaccando striscioni alle pareti dell’Istituto. Che cosa terribile essere sfiorata da una condizione così terra terra, tanto da indurla a sporcare le sue aristocratiche mani nel tentativo di rimuovere quell’orribile e grezza propaganda di otto dipendenti che difendono il loro lavoro anziché vivere di rendita come tutti i comuni nobili del mondo. In un paese normale, il Presidente Musumeci sarebbe stato costretto a dimettersi per molto meno, ma siamo certi che non lo farà, resta il fatto che lei è il Presidente della Regione Siciliana, anche il nostro sia chiaro, per questo non le faremo sconti per queste incredibili scorrettezze istituzionali. Dal Presidente della nostra regione ci aspettiamo senso delle istituzioni, aderenza alle norme e alla costituzione e rispetto dei ruoli. Noi stiamo lottando per il Presidente Musumeci, ma lui non se ne rende conto. Sì, stiamo lottando per dare al suo ruolo – concludono le tre Sigle sindacali – quell’autorevolezza che lui stesso ha sottratto, continueremo a lottare con tutte le armi della democrazia e in tutte le sedi sindacali e giudiziarie. Forse un giorno anche lui lo capirà, ne siamo certi, capirà”.