Rimodulazione rete ospedaliera siciliana. Fp Cgil: no agli accorpamenti di reparti vicini, serve adeguato piano di assunzioni. La Regione coinvolga le forze sociali

Non sarà certamente sopprimendo e accorpando che si risolverà la grave criticità rappresentata dalla carenza del personale”. Fp Sicilia esprime  pieno e totale disappunto all’annunciato piano, predisposto dagli Uffici della Regione, per la rimodulazione della rete ospedaliera dell’Isola. “Tagliare, ridurre, ridimensionare sono verbi che mal si conciliano con la qualità e l’efficienza di un servizio –  affermano il Segretario Generale, Gaetano Agliozzo, e la Segretaria Regionale, Monica Genovese – se poi parliamo di sanità pubblica, allora è evidente che solo una politica miope e senza visione può programmare interventi finalizzati a penalizzare i territori, con l’inevitabile conseguenza di creare pesanti disagi ai cittadini. Serve piuttosto un adeguato piano di assunzione di camici bianchi e, più in generale, di personale sanitario  in modo da garantire un migliore livello di assistenza che sia apprezzato e diffuso per mettere i reparti  nelle condizioni di smaltire con regolarità i flussi dei ricoveri. Vanno praticate soluzioni integrative e innovative, accompagnate da un qualificato potenziamento del personale, e non quelle di semplice cancellazione di reparti vicini che portano – aggiungono Agliozzo e Genovese – ad un sonoro impoverimento dell’offerta sanitaria nei territori” Anche sul metodo, Fp Cgil Sicilia mostra netta contrarietà. “Non è accettabile – sottolineano i vertici siciliani della Funzione Pubblica – che le Organizzazioni di categoria non vengano coinvolte da parte della Regione a fare parte del Tavolo tecnico multidisciplinare, già convocato per il prossimo 7 settembre, chiamato ad avviare la rimodulazione della rete ospedaliera siciliana che assume un significativo passaggio strategico per le realtà territoriali. Sarebbe opportuno e doveroso che le forze sociali diano il loro fattivo contributo sulla base delle competenze e delle esperienze maturate sul campo rispetto alle esigenze che quotidianamente si riscontrano  nelle varie comunità. E in questo contesto di collaborazione istituzionale, – concludono Agliozzo e Genovese – si potrebbe anche intavolare un ragionamento a più ampio respiro per avviare un percorso di sostenibilità destinato ad eliminare diseconomie, superare disorganizzazioni e ridurre gli sprechi”.

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