Sanità: cronaca di una morte annunciata

  • Quando cala la notte, negli ospedali, si respira un’aria sincera e rarefatta. Che fuori piova o che il cielo sia stellato, che ci sia pace o rivoluzione lungo le strade della città, in corsia non cambia il colore freddo della luce dei neon, nè il bianco-azzurrino delle pareti sudicie, nè il pallore dei volti degli operatori e dei malati, che sulle sponde opposte della stessa barricata lottano per lo stesso sublime scopo – vivere – oppure, se non è possibile, morire, ma con dignità.
    Sanitari e pazienti – due mondi opposti che si amalgamano ed a tratti provano gli stessi sentimenti – dolore, paura, rabbia, euforia – tra letti sovraffollati, macchinari rumorosi ed allarmi insopportabili che si insinuano pure nei sogni. 
    Quanto costa il lavoro di un uomo? 
    Quanto vale la vita di un uomo? 
    Che valore ha la dignità?
    La promozione di uno strumento volto a favorire le disuguaglianze, qual è l’autonomia differenziata, non tiene conto della dignità sottesa al lavoro, né di quella insita nella malattia e financo, nella morte. 
    Ciò di cui la Sanità pubblica ha bisogno non è una frattura multipla del suo scheletro che arrenda i livelli essenziali di assistenza ad una meritocrazia fasulla, basata sui numeri dei Manager, ma di un investimento prima di tutto culturale sulle sue figure professionali portanti – i medici, gli infermieri, i tecnici, le ostetriche, gli operatori socio-sanitari, ed in secondo luogo di un investimento finanziario che possa veramente garantire a tutti i cittadini l’esigibilità del diritto fondamentale alla salute, sancito dalla nostra Carta Costituzionale. 
    Il modello produttivo dell’autonomia differenziata applicato in Sanità comporterà un’inarrestabile indietreggiare del Sud ed un inevitabile spostamento delle risorse umane e materiali verso il privato, minando le basi stesse su cui si fonda il SSN, ossia i principi di universalità, equità, solidarietà e sancendo la morte di un modello produttivo socialmente sostenibile che, ad oggi ancora, tutto il mondo ci invidia.

    Dott.ssa Monica Lunetta Cardiologa FP CGIL Sicilia 

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